La patente …gastronautica. Ovvero, i piaceri della tavola a bordo

Ma bordo si mangiano solo scatolette? Scatolette? Cosa sono? Non scherziamo. In barca, -sicuramente sulla nostra ma crediamo che questo tipo di cultura gastronautica sia piuttosto diffusa – le scatolette si usano solo per aggiungere o completare qualcosa: ad esempio scatolette di tonno per preparare una squisita pasta al tonno al volo se non si ha del tonno più pregiato. Eppure molti arrivano a bordo convinti che in barca non si cucini, che si mangino soltanto piatto freddi. Quando vedono i nostri tre bei fornelli della cucina a gas rimangono sorpresi. “C’è anche la cucina, fantastico!”• Si, davvero fantastico. Perché preparare squisitezze in barca – dalla classica pasta aglio olio e peperoncino ai piatti più elaborati – è davvero un grande plus della crociera, del vivere in barca. Dell’assaporare in pieno – nel vero senso della parola – una vacanza in mare.

La cambusa

Sorprsa e auguri a Paolo, veterinario ogliastrino, grazie alla fidanzata Manuela
Sorpresa e auguri a Paolo, veterinario ogliastrino, grazie alla fidanzata Manuela. E al dolce super di Giusy

Che si mangia dunque a bordo? Davvero di tutto. In genere l’equipaggio fa le sue proposte, specialmente nelle crociere in cui è presente la hostess, che sarà anche la regina della cucina. Poi si media con le richieste e i desideri egli ospiti. La cucina a bordo comincia a terra, in porto. O meglio al minimarket di riferimento di quel determinato porto. E qui che si consuma il più sacro dei riti pre crociera: la cambusa. Gli ospiti arrivano nel pomeriggio del primo giorno, tipicamente il sabato o la domenica pomeriggio per le crociere settimanali. I navigatori del “turno” precedente hanno lasciato l’imbarcazione prima della 10 del mattino tra lacrime, ricordi e solenni promesse di non tradirti mai con un altro skipper. La barca viene ripulita, riassettata, arieggiata, lavata, lucidata, di questi tempi anche sanificata. Vengono cambiati lenzuola e federe, eliminati i residui non riutilizzabili della crociera appena finita. E poi si accolgono i nuovi ospiti, si presentano loro le cabine e gli spazi a disposizione, si elencano le prime essenziali regole di bordo.

Dopodiché, non appena l’equipaggio è al completo – o prima se qualcuno arriva molto tardi – si raccoglie la prima cassa comune e si parte per il supermercato: un piccolo drappello di imminenti crocieristi guidato da un’inflessibile boat manager (non chiamatela hostess perché giustamente lo ritiene una grave diminutio rispetto ai suoi compiti reali). Già, perché provate a mandare gli ospiti da soli. Se sono sei, vi arriveranno sei menù completi diversi per la settimana che richiederebbero non solo sei cucine diverse, ma anche sei cuochi e sei barche diverse per stivare tutto. La boat manager quindi coordina la spesa come una direttrice di orchestra, cercando di unificare l’unificabile, di amalgamare l’amalgamabile, di ridurre il riducibile: magari si riesce a trovare una marca di fette biscottate o di biscotti da colazione che più o meno vanno bene a tutti, stesso discorso per gli yogurt, gli affettati, i formaggi, le salsicce, le principali verdure. La Nutella invece, un must in barca , mette sempre d’accordo tutti.

La sindrome atlantica

Naturalmente la boat manager suggerisce anche le materie prime per i suoi piatti forti, sperando di incontrare i gusti di tutti, cosa che di solito riesce. Con le dovute eccezioni, è più facile di quello che sembra. Bisogna solo stare attenti, molto attenti, alle quantità. Dev’essere una specie di sindrome ancestrale, ma quando si parte per una crociera in barca a a vela è come se tendessimo a stivare quantità di cibo sufficienti per attraversare l’Atlantico e tornare indietro. Come se invece di fare cambusa per la barca dovessimo riempire una zattera di sopravvivenza. Serve quindi una “limatina” prima di arrivare alle casse. Tanto più che non si deve per forza rifornire una barca per l’intera crociera: anche se gli ospiti preferiscono notti in rada sotto le stelle, almeno una sosta in porto a metà settimana è prevista, c’è sempre un minimo di rifornimento da fare: acqua, carburante. Quella è l’occasione per rifornirsi anche al locale mini market e affrontare serenamente i rimanenti giorni di navigazione.

La curiosità

Cambuṡa (region. gambuṡa) s. f. [dal fr. cambuse, che è dall’oland. medio kabuys «cucina sulle navi»]. – Nelle navi militari e mercantili, locale dove vengono conservati i viveri di bordo. Per estensione si intende l’insieme dei viveri stessi. Fare cambusa, dunque, significa semplicemente fare la spesa

5 pasti al giorno

Proprio così., alla faccia di chi pensa che in barca alla fine si mangino soltanto scatolette, la verità è che in media in crociera si fanno 5 pasti al giorno più o meno. Si comincia la mattina, magari dopo un bagno tonificatore, con una bella colazione abbondante, perché in barca viene sempre una gran fame, e questo vale per tutti i pasti. La colazione può essere continental, a base di caffellatte, biscotti, burro e marmellata, yogurt ma a richiesta abbiamo spesso anche l’English/American breakfast a base di uova, affettati e favolosi pancakes, se volete pure con sciroppo d’acero. A metà mattinata, spesso in navigazione, c’è un simpatico snack, che può essere più o meno abbondante a seconda dei gusti. Di solito un po’ di frutta, magari proposta in modo un po’ fantasioso (mai provato mela e cannella?). A pranzo si cerca di non esagerare per non appesantirsi troppo, ma spesso la pastasciuttata è d’obbligo. E poi affettati, mozzarella, formaggi, insalate.

Ma è la sera che viene il bello. L’aperitivo in barca è un altro dei riti obbligatori in crociera. Bollicine, oppure cocktail, e tanti mini assaggi sfiziosi con un po’ di tutto, per prepararsi bene alla cena. E’ davvero un happy hour quella che si celebra intorno alle sette della sera, a volte in navigazione, più spesso dondolando tranquillamente all’ àncora di fronte a una spiaggia ormai vuota, che magari abbiamo raggiunto con il tender, o che raggiungeremo dopo per un’escursione notturna. Questi aperitivi in primavera, o in estate, quando la Sardegna fa esplodere i colori del tramonto intorno a noi, sono qualcosa di straordinario. Così come le cene. A giornata quasi finita, ci si sbizzarrisce con i piatti migliori, che possono essere un po’ più elaborati rispetto a quelli proposti per il pranzo. Tra le nostre specialità ad esempio annoveriamo i paccheri alle olive taggiasche, la pizza, il petto di pollo alla milanese, ma, udite udite, a volte ci è capitato veder comparire la boat manager con un vassoio di polenta al gorgonzola! Insomma, avete capito che a bordo non moriremo di fame. E neppure di sete…

Bevande a bordo

Una barca seria dovrebbe esser vietata agli astemi….😀 Ma si fa per scherzare, in barca sono tutti i benvenuti, astemi e bevitori. Diciamo che bere un buon bicchiere di vino o un buon aperitivo appena creato fa parte dei grandi piaceri della barca a vela. Va da sé che anche un ottimo analcolico al calar del sole può regalarvi le stesse inebrianti sensazioni. La cantina di una barca a vela a volte non è concentrata in un solo spazio fisico, ma l’importante è che ci sia, e che lo skipper abbia buon gusto in fatto di vini. Sulla nostra barca non manca mai una buona scorta di rossi selezionati, soprattutto sardi e toscani, in omaggio alle origini dello skipper e della boat manager: leggi, insomma, Chianti e Cannonau, Morellino di Scansano e Nepente di Oliena, tra gli altri. E poi i bianchi, dove il Vermentino di Gallura fa la parte del leone ma non mancano sorprese. Soprattutto nel reparto bollicine, di solito molto apprezzato nelle torride estati sarde. Poi c’è il reparto superalcolici dove trionfano gli ingredienti necessari per aperitivi strepitosi. Primo fra tutti il Poissonniere, dal nome della nostra prima barca, ideato da uno dei nostri ospiti che si diletta a inventare nuovi cocktail. E questo lo ha inventato particolarmente bene: assaggiare per credere. 

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