Buon vento, Poissonniere
Nessuno se n’è accorto, ma tu sì. Ti sei accorta che ho pianto perché una piccola lacrima è scesa proprio al centro del tuo grande timone da 120, che Dario di Rosignano ha rivestito di pelle scamosciata con la maestrìa di un artigiano d’altri tempi. Ti sei accorta che stavo male anche perché da dieci anni leggi nei nostri cuori come noi leggiamo nella tua anima. E che le barche hanno un’anima siamo in molti a saperlo, anche se dovremmo essere di più.

Stavamo entrando per l’ultima volta nel nostro porto, io al timone, tu fiera della tua linea, quasi consapevole di essere ammirata ogni volta che ti lasci alle spalle le boe d’ingresso di un marina. C’era anche Giuseppe con noi a bordo, entusiasta dopo averti timonato in una di quelle giornate nitide, luminose, calde, che solo l’Ogliastra a Novembre può regalarti. Filavamo di bolina, spinti da un vento leggero che ti faceva correre sul mare piatto, mentre davanti a noi scorrevano le maestose falesie di Capo Monte Santo. Che spettacolo, ogni volta è come non averlo mai visto. Giuseppe era felice, io molto meno, però ero felice che lui fosse felice. Non avevo dubbi su di te. Ma non li aveva neppure lui, che ora è il tuo nuovo, orgoglioso armatore. Anche per lui è stato amore a prima vista, come fu per me e Giusy, tanti anni fa.

Ricordi quando ci siamo incontrati a La Spezia? Stefano, il nostro broker, camminava davanti a noi con il titolare del cantiere al quale eri stata appena ceduta, ahimè, come acconto su una barca a motore. Noi eravamo a pochi passi, curiosi di vedere questa barca finlandese “bella, robusta, per navigare a lungo e in ogni condizione” come ce l’avevano definita. Giusy a un certo punto si fermò lungo la banchina. “Guarda questa, che bellezza” disse. “Dai, ora non ti distrarre a guardare le altre barche, vediamo prima quella che dobbiamo vedere” la incalzai io. Raggiungemmo gli altri due e a un certo punto il titolare del cantiere si fermò. “Scusate, stavamo parlando e l’abbiamo superata, la barca è più indietro”. Giusy e io ci guardammo già sapendolo: lei, pochi istanti prima, si era entusiasmata proprio davanti a te. La “bellezza” eri tu. Ci stavi aspettando, praticamente abbandonata da qualche mese, e tu non sei una barca che si possa abbandonare, che si possa dimenticare, che si possa trascurare. Nessuna barca lo è, ma tu di più.

Il resto lo sai. Una lunga trattativa, le tribolazioni per avere il mutuo, l’assurdità di importi la bandiera italiana, a te che eri fieramente iscritta al registro britannico: ci fecero cambiare una favolosa zattera Avon che non era omologata, e solo un cavillo scovato dal perito riuscì a non farci sostituire le tue splendide luci di via in acciaio Inox con quelle di plastica, orrende ma “omologate”.
E poi cominciammo l’avventura, insieme. Le prime uscite nel Golfo dei Poeti, i primi bordi, i primi ancoraggi, il primo capodanno in barca riscaldati dal tuo Eberspacher, le imprecazioni per i tuoi impianti così ben fatti ma così diversi da quelli che si usano comunemente. La randa rollabile…Ero perplesso, ma pensai che su di te stava bene e che per Giusy sarebbe stato un inizio soft: così è stato. E poi con i tuoi 18 metri di albero non ci hai mai fatto sentire mai la mancanza di tela, anzi…Abbiamo fatto insieme più di 10mila miglia e visto tante rade, tanti porti, tanti scenari diversi. Abbiamo combattuto insieme nelle Bocche e sotto i temporali del Sud. Abbiamo dondolato insieme nelle baie più belle d’Italia. Abbiamo perfino ripercorso insieme le rotte toscane che avevo battuto con la mia prima barchetta di otto metri, un Sun Odyssey 28.1 che avevo avuto la sfrontatezza di ribattezzare “Enterprise”. E’ stato il primo amore di barca, non si scorda mai. Ma tu, dall’alto dei tuoi 12 metri di lunghezza e 90 metri quadri di velatura, non ne eri gelosa, al contrario. Sembravi felice di tornare negli stessi luoghi per farmi assaporare la differenza di spazi, prestazioni, comfort che riuscivi a darci: Tessa, che il navigare lo ama così e così, dice di non aver mai dormito bene come nelle tue cabine di poppa. E Giulia e Fra erano ancora bambini quando si entusiasmavano con te.

La prima traversata da La Spezia a Santa Maria Navarrese via Capraia fu fantastica. Con noi c’erano Pino e la Patrizia, che soffrì il mal di mare solo il primo giorno e poi non sarebbe più scesa. Pino, poi, fosse dipeso da lui ti avrebbe comprata ad occhi chiusi, ormai conosceva quasi tutti i tuoi segreti e ogni volta che gli chiedevo di accompagnarmi per i trasferimenti gli brillavano gli occhi.
Te l’ho detto subito che stavo cercando una barca più grande, perché ne avevo bisogno per lavorare. E’ stata dura per tutti e tre, tu, Giusy ed io, perché dieci anni insieme sono tanti. L’hai presa bene, siamo stati leali. E poi quando te l’abbiano detto sapevi che per almeno altre due stagioni saremmo stati insieme: non è facile trovare qualcosa di emozionante dopo aver conosciuto te. Ogni volta che ho visto una barca, e sai che ho girato mezza Europa, ci sono salito accompagnato da te. Volevo che fosse così, ogni volta ti ho chiesto: che ne dici? Sei d’accordo se passo a questa? Non sei mai stata d’accordo, mai. Tranne l’ultima volta, quando, manco a farlo apposta, abbiamo trovato Blue Magic, che come te veniva dal registro britannico. E che, come te, ci ha colpito subito.
Ricordi? E’ successo tutto in un giorno. Giuseppe che mi telefona dalla Sardegna: “Sono davanti alla sua barca, la voglio io, per favore non la sposti da qui”. E Stefano, ancora lui, che mi chiama da La Spezia dicendo di avere la barca per noi. Le ultime due volte mi ha dato due gioielli, e non c’è due senza tre. L’esame di Davide Zerbinati è andato bene, e non è facile: se c’è qualcosa di storto, “Sherlock” la trova.
Ma oggi queste righe sono per te, solo per te. Blue Magic sa che dovrà entrare con rispetto e in punta di piedi nei nostri cuori, come noi dovremo conquistare con rispetto e in punta di piedi la sua anima. Neppure lei è gelosa di te, siamo una grande famiglia e non vede l’ora di incontrarti. Già, perché la notizia più bella è che resterai a casa tua, a Santa Maria Navarrese, accanto alle tue amiche Clio e Matina, con Rodolfo, Pietro, la Tony, Roberto, Maricela, Michele, Auro, nel mitico pontile C! Benedetto continuerà ad accudirti con la sua passione, Marcello farà sì che il tuo cuore da 50 cavalli giri sempre a puntino, e Franco curerà i tuoi interni in pino svedese come fossero i mobili di casa sua. E Ignazio, Donatello, Pietro, Valentino, Pinuccio, Marco, Antonello, l’altro Ignazio e tutti gli altri ragazzi del Marina ti guarderanno ancora come una di famiglia. E noi, di tanto in tanto, potremo venire a farti una carezza e a chiederti se va tutto bene. I passaggi di proprietà non hanno effetti sul cuore.
Buon vento, Poissonniere II.
